Audizioni

alla "Commissione cultura e sport"

della Camera dei Deputati

pertinenti la proposta di legge sulla "Partecipazione Popolare nel calcio e nello sport"

Matteo Marani presidente della Lega Pro

Edoardo Barone vice presidente di Apa Milan

Luigi Gastini presidente di Ideale Grigio

Maurizio Laudicino autore del libro Sport Marketing Formula e attuale direttore marketing della Pistoiese

Cesare Di Cintio avvocato specializzato in diritto sportivo

Massimiliano Romiti presidente del Comitato "Nelle origini il futuro" e vice presidente dell'associazione ToroMio

Daniele Farsetti presidente del comitato Orgoglio Amaranto

Fabrizio Olivero membro della commissione legislativa propositiva del Consiglio Nazionale del Notariato e consigliere Associazione ToroMio

Stefano Pagnozzi presidente di Supporters in Campo – Sinc

Massimiliano Monnanni presidente dell'Azienda pubblica di servizi alla persona “Asilo Savoia”

MEMORIA SCRITTA SU PROGETTO DI LEGGE A.C. 836 MOLINARI

Se vogliamo, possiamo!

E’ questa l’esortazione che il comitato “Nelle origini il futuro”, o NOIF, idealmente da sempre rivolge a tutti i tifosi che sentano l’urgenza di indicare una nuova direzione ad un sistema italiano che, soprattutto nel calcio, sta perdendo progressivamente, con il passare degli anni, il legame con il proprio territorio e con la propria gente e così, insieme, anche una risorsa fondamentale per affrontare le grandi sfide, sportive ma anche economiche, che il moderno sport-business richiede ai suoi protagonisti.

Ed è questa l’esortazione che viene rivolta nuovamente oggi anche ai deputati di questa commissione ed ai parlamentari italiani tutti, molti dei quali, siamo certi, siano appassionati di calcio e di sport.

Tutti insieme si può infatti davvero cambiare qualcosa.

Il nostro comitato si compone di varie realtà che da anni promuovono la cultura della partecipazione nel calcio in quanto formate da appassionati di vari Club calcistici: Associazione ToroMio, Associazione MyRoma, Associazione Piccoli Azionisti Milan, Associazione Milanisti 1899, Parma Partecipazioni Calcistiche Spa, Cooperativa Modena Sport Club, APS Ideale Grigio, Fondazione Torres, Associazione Cosenza nel cuore, Associazione Amici del Rimini, Leones Italianos dell’Athletic Club di Bilbao, Unione Club Granata e da ultimo il Gruppo Sportivo Montespaccato di Roma recentemente distintasi per il suo progetto partecipativo.

Siamo anche entrati in contatto in questi anni con altre realtà interessate ai nostri temi quali Interspac, Noi siamo Acireale e Livorno Popolare, nonchè con Supporters in campo e Pistoia Basket, neopromossa in A1. La denominazione del Comitato “Nelle origini il futuro” o NOIF esprime l’indicazione stessa che si vuole fornire: il guardare all’origine popolare e associazionistica dello sport come rimedio ad una situazione attuale di grave scollamento tra le società sportive e la propria base sociale, evidente soprattutto a livello di sport professionistico.

E’ veramente significativo il nostro contributo fornito a questa proposta di legge, il cui impianto è nato a Torino a fine 2017, pochi mesi prima della nascita del nostro Comitato che si è formato proprio attorno ai suoi contenuti.

Oggi tale proposta è qui in esame grazie all’iniziativa dell’onorevole Riccardo Molinari il quale ha deciso così di portare avanti una particolare attenzione al tema che la Lega ha sempre mostrato di avere fin dal 2014 allorchè, probabilmente quale primo partito politico a farlo, pose il problema della modifica della l. 91/1981 all’attenzione dei parlamentari.

Bisogna sottolineare che proprio dallo studio di tale prima proposta, circa la quale le Associazioni ToroMio e MyRoma furono già anni fa chiamate in audizione, è nato poi il desiderio di far sì che questa potesse diventare sempre più concreta ed efficace a livello di contenuti.

Nella passata legislatura, sotto il governo gialloverde e grazie al forte interessamento degli all’epoca sottosegretari Giorgetti e Valente, ci è stato permesso di fornire il nostro apporto proprio con riferimento alla formulazione dell’art. 1 comma 1 lettera N della legge 8/8/2019 n. 86, ultimo atto di quel governo, che di fatto resta il testo giuridico che ha riconosciuto per la prima volta, nel nostro ordinamento, il valore della partecipazione popolare in ambito sportivo.

Non possiamo quindi che commentare positivamente l’apertura di questo nuovo iter che si auspica, questa volta, vada a concludersi con la promulgazione di un testo che a nostro giudizio sarebbe di grande aiuto al mondo del calcio e dello sport che non ha mai avuto così tanto bisogno di riallacciare un rapporto con la sua gente.

E’ ora, quindi, di far fare un ulteriore e decisivo passo avanti a questa nuova (per l’Italia) concezione di essere sostenitori del proprio Club attraverso un testo legislativo vero e proprio in materia. Occorre indicare una nuova direzione dopo che la L. 91/1981 ne indicò una sbagliata, perlomeno con riferimento al rapporto tra sport e tifosi.

Di questa proposta di legge ci piace quindi anzitutto l’intendimento di ricollegare effettivamente (e non solo affettivamente) la gente appassionata di sport alla propria società sportiva di riferimento. Solo con il raggiungimento di questo ambizioso scopo sarebbe restituita allo sport una maggiore efficacia in funzioni da sempre ad esso proprie ma oggi sminuite da un contesto sfavorevole.

E qui parliamo della funzione sociale, della funzione educativa e della stessa funzione sanitaria che automaticamente lo sport esercita, se gli si dà adeguato spazio a livello di attività di base, aspetto che, a nostro giudizio, quanto promuove la proposta di legge potrebbe favorire. Questi temi sono anche stati recentemente oggetto di forte attenzione, in collegamento con i lavori parlamentari per l’introduzione dello sport nella nostra carta costituzionale.

Dopo decine di anni percorsi in direzione contraria verso una identificazione tra lo sport professionistico e lo show business, occorre agevolare un cambiamento culturale.

E la legge notoriamente serve anche e soprattutto ad indicare appunto nuove direzioni.

La diretta esperienza riscontrabile in altri paesi esteri, che sopravanzano grandemente l’Italia in questo ambito, insegna che i sistemi fondati sul collegamento tra società sportiva e società civile producono ottimi risultati, sia sul piano della sicurezza che del contenimento dei fenomeni di infiltrazione criminale e non da ultimo, sul piano direttamente economico, grazie alla maggior raccolta di risorse dal territorio, dagli sponsor e dal merchandising che procura, in modo naturale, il nesso con la comunità locale.

Tale collegamento tra il Club e la propria società sportiva si può realizzare attraverso un recupero della componente associazionistica tra appassionati, aspetto che è stato totalmente trascurata dalla legge 91/1981 in poi in Italia. Circa 40 anni fa ormai, allorchè si è deciso di trasformare tutte le società sportive professionistiche in società di capitali, non si è pensato di salvaguardare in qualche modo, proprio all’interno delle più significative realtà nazionali sportive quali sono le compagini di serie A, il patrimonio associativo e comunitario che era ed è parte integrante del fenomeno sportivo nel suo insieme.

E’ stato un errore fondamentale al quale, con l’approvazione di questa legge, il Parlamento può porre rimedio, tornando a incentivare la costituzione di grandi e numerosi enti (Associazioni e non solo) formati dagli appassionati di sport.

Enti che sono così presenti all’estero ma che purtroppo risultano clamorosamente assenti in Italia. Società sportiva assoggettata a partecipazione popolare ed ente di partecipazione popolare costituiscono infatti il binomio chiave che la normativa in esame intende sviluppare.

Per fare in modo che questo binomio possa diffondersi e svolgere la sua positiva funzione consideriamo come punti cardine della proposta di legge i seguenti tre.

In primo luogo si è voluto, in maniera apprezzabile, evitare di imporre obblighi di qualunque genere, ed in particolare di costringere gli attuali titolari a cedere la maggioranza delle azioni da loro detenute nelle società sportive: in tal caso, infatti, si sarebbe realizzato un intervento di tipo espropriativo, non sempre consentito dalla Costituzione e comunque, nei casi in cui è possibile, necessariamente accompagnato da un indennizzo a favore degli espropriati.

In luogo di ciò, i promotori della legge hanno scelto di promuovere il modello di società sportiva partecipata mediante la concessione di incentivi, tali da invogliare le compagini esistenti ad applicare questo modello.

Al riguardo, tenuto conto del fatto che la giurisprudenza dell'Unione Europea ha condannato come contraria ai principi comunitari la diretta concessione di incentivi fiscali alle società partecipate, si è preferito configurare le agevolazioni in un ambito riguardante la costruzione o ristrutturazione di impianti sportivi, ambito questo comunque importantissimo.

Sarà magari possibile anche individuare incentivi ancora più adeguati rispetto a quelli proposti da questo progetto di legge.

Si vuole però già esprimere il meditato giudizio che la concessione di incentivi sia, in concreto, la via meglio percorribile, sul piano legale, per promuovere la diffusione di società sportive partecipate. In secondo luogo, si è preferito, ed anche questo è apprezzabile a livello di metodo, non introdurre figure societarie nuove, attualmente sconosciute in Italia: la normativa societaria è infatti sottoposta a numerosi vincoli imposti dall'Unione Europea e la creazione di forme organizzative d iverse da quelle esistenti avrebbe dovuto essere vagliata alla luce del diritto comunitario, oltre che dei principi generali del diritto interno.

Il progetto di legge ha quindi previsto che gli incentivi sportivi vengano riconosciuti a quelle società, rientranti nella tipologia già regolata dal codice civile, che in concreto e di fatto abbiano determinati requisiti, e precisamente i requisiti in presenza dei quali si può parlare di una partecipazione dei sostenitori al capitale e/o all'amministrazione della società sportiva.

In terzo luogo, per giustificare la concessione degli incentivi alla luce dei valori espressi nella Costituzione, è nuovamente apprezzabile che la proposta di legge preveda che la partecipazione dei sostenitori debba avvenire tramite la creazione di strutture no profit, sottoposte a controllo pubblico, cioè mediante enti privi di scopo di lucro, che non diano luogo a distribuzione di denaro né di altri vantaggi ai partecipanti, ai dirigenti e ai dipendenti degli stessi.

Sono questi gli “enti di partecipazione popolare” che come si può vedere dalla stessa composizione del nostro comitato possono assumere le forme più varie, sino a quella dell’Azienda di promozione sociale, Ente di terzo settore, come testimoniato dall’iscrizione al RUNZ Regione Piemonte di Ideale Grigio di Alessandria. La comunità sportiva in tali enti acquista finalmente adeguata consistenza.

Sta bene al NOIF poi che la proposta di legge tragga poi di fatto ispirazione dal noto “modello tedesco” (in una forma concretamente attuabile in Italia) le cui statistiche dicono che da 15 anni produce la crescita costante della Bundesliga sotto ogni punto di vista, economico e partecipativo, che produce straordinari frutti anche e soprattutto a livello di promozione locale dello sport di base e dal quale ha tratto, da ultimo, concreto spunto anche il binomio Parma/Parma Partecipazioni Calcistiche, così come, per ovvie ragioni culturali anche il SudTirol, esperienze queste entrambe già protagoniste in serie B. Anche nel basket i risultati delle squadre partecipate sono incoraggianti ed il Pistoia Basket quest’anno, dopo avere abbracciato un modello partecipativo, è stata promosso in serie A1.

Bisogna stimolare quindi una grande trasformazione. Agli art. 4 n. 1 lett. b) e in fondo al successivo art. 6 della proposta di legge sono collocate disposizioni che, per così dire, aprono lo sguardo ad un mondo che ci piacerebbe che prima o dopo si realizzasse qui da noi in Italia. Ivi si può leggere infatti di reinvestimenti indirizzati anche a “discipline sportive differenti rispetto a quella originaria o prevalente” ovvero di “strutture polisportive o comunque idonee a consentire la pratica di altre discipline sportive...”.

La partecipazione popolare spesso nel mondo si esprime attraverso una società polisportiva.

Bayern Monaco, Barcellona, Benfica, River Plate sono solo alcuni nomi ma se ne potrebbero fare innumerevoli altri.

Piacerebbe davvero che, una volta divenuta legge la proposta in discussione, questa servisse anche ad aprire gli occhi alle realtà italiane che non hanno mai inteso preoccuparsi di sviluppare ambienti sportivi polivalenti che invece all’estero è facile vedere e che non si capisce proprio come invece, da noi in Italia, non fioriscano. Dal punto di vista del dato letterale del testo nulla abbiamo da dire.

Osserviamo solo che in un ambito di rifinitura l’art. 2 n. 1 lett. b forse potrebbe essere corretto eliminando i due articoli “le” che affiancano le parole azioni o quote alla seconda riga e sostituendo il verbo “sono” con “siano” prima di intestate. La seconda parte della lettera b) poi, dedicata all’emissione di azioni “speciali”, sembra condizionata al mantenimento in capo all’ente di partecipazione popolare di una maggioranza assoluta dei voti e il che non appare armonico con quanto stabilito al seguente n. 2.

In conclusione è facile osservare che 40 anni fa, con la generale trasformazione delle società sportive professionistiche in società di capitali, si è espulsa dal sistema la comunità sportiva degli appassionati, privandola da allora di quella doverosa considerazione che le spetterebbe a pieno titolo.

E i risultati, spero sia un dato facilmente riconoscibile per tutti, sono stati pessimi.

Stadi con una frequenza di molto inferiore alla media europea, bilanci costantemente in rosso accompagnati da continui fallimenti e costanti incertezze sulle iscrizioni ai campionati, perdita di valore dei diritti televisivi, appassionati sempre più lontani e disamorati da un contesto che non custodisce più i valori, sportivi e non solo, della base sociale.

Settori professionistici e giovanili ormai totale preda dei procuratori, con grande difficoltà per i ragazzi italiani ad emergere.

Oggi occorre quindi “invertire la rotta” intrapresa allorché si è rimesso il fenomeno sportivo nelle sole mani dell’imprenditoria.

Questa rimane certo una componente assolutamente essenziale della società sportiva, in particolare professionistica, ma non può certo dirsi l’unica di un contesto che non è semplicemente omologabile ad una generica realtà produttiva, ma consta essere assai più complesso e composito, dati gli evidenti e rilevantissimi riflessi sociali che le sono propri e la inestimabile tradizione popolare che porta con sè.

Occorre favorire un nuovo soggetto rappresentativo che reintroduca e porti avanti nel sistema sportivo valori che risultano oggi letteralmente sommersi da logiche esclusivamente economiche. Ma che sia anche in grado di supportare economicamente una realtà sportiva che si trovi in difficoltà.

Il sistema calcio ma anche sportivo in genere, infatti, deve tornare a giovarsi di una risorsa, quella del rapporto con la sua gente, che è stata messa da parte per troppo tempo ma di cui oggi, sul piano economico certo, ma certo non solo economico, non si può più davvero fare a meno.

Si tratta di rimettere al centro, almeno un poco, la gente dello sport, concetto che ha tra l’altro il grande pregio di abbracciare tutti e non tagliare fuori nessuno in un mondo che ha sempre più bisogno di inclusività costruttiva.

Favorire l’aggregazione dei tifosi di ogni piazza in un soggetto numeroso, realmente rappresentativo e positivo che si muova secondo logiche democratiche e no profit e che entri in rapporto e dialogo con la componente imprenditoriale del calcio e dello sport per supportarsi reciprocamente e positivamente può dirsi il vero obiettivo che si auspica sia raggiunto anche attraverso la proposta di legge in esame. Questo infatti manca in Italia, questo bisogna costruire.

E per questo è nato il Noif che, nel corso del 2022, grazie ai contenuti culturali che da sempre esprime, è stato anche menzionato in due interessanti pubblicazioni tematiche.

Il primo testo è quello del giornalista del Il Sole 24 Ore e scrittore Marco Bellinazzo, dal titolo “Le nuove guerre del calcio” che, a pagg. 292-294 del suo libro, recente finalista al Bancarella Sport, e quale massimo esperto di calcio business in Italia ed in senso assolutamente positivo riferisce, oltre a riconoscere l’importante apporto nella passata legislatura, quanto segue “In particolare l’iniziativa legislativa del Noif intende riconoscere un autentico diritto di esistere e operare non solo a chi considera la manifestazione sportiva alla stregua di una merce, il sostenitore di un cliente/consumatore e l’insieme della tifoseria un mero bacino di utenza ma anche a compagini che inseriscono lo spettacolo agonistico nell’ambito di un’esperienza culturale, formativa, di crescita e di inclusione; che danno agli appassionati un ruolo attivo e insieme li responsabilizzano contribuendo alla loro educazione, sportiva e non; che fanno dunque della tifoseria una comunità viva e solidale, arricchita e affratellata dalla condivisione di valori, passioni e comportamenti , di storia, tradizioni locali e di orgoglio, senso di identità e di appartenenza”.

Più sinteticamente poi, lo scrittore e regista Paolo Quaregna, nel suo libro “Granata, Rosso e Verde. Torino, Manchester United e Chapecoense, il filo del Destino” a pag. 210 dirà ancora “NOIF è un acronimo: Nelle Origini Il Futuro (“casualmennte” identico alla già citate Norme Organizzative Interne della Federazione Gioco Calcio).

E’ un movimento che si sta sviluppando in Italia e che tende a difendere questa visione delle società di calcio come bene comune”.

I concetti espressi dai due autori qui citati e riferiti al Noif sono un patrimonio culturale che non può essere considerato esclusivamente di una parte politica. Recentemente circa la riforma dell’art. 33 della Costituzione nel senso di introdurvi il valore dello sport e intorno alla legge sulla pirateria in ambito sportivo si è potuto registrare un consenso allargato che non si può che auspicare si ripeta anche intorno a questa proposta.

Non c’è l’ingenuità di pensare che il mondo del calcio e dello sport possa tornare indietro ai tempi pioneristici. La stessa proposta di legge suggerisce un modello facoltativo e “leggero” sulla base di concrete esperienze italiane quali Parma Partecipazioni Calcistiche a Parma, SudTirol a Bolzano, Orgoglio Amaranto ad Arezzo dove la partnership tra Club e partecipazione popolare nasce inizialmente con una minima partecipazione che comunque ristabilisce una “alleanza” necessaria e fruttuosa verso la quale si vorrebbe stabilire un riconoscimento ufficiale di apprezzamento a livello legislativo e istituzionale.

L’esperienza dice poi che attorno all’ente di partecipazione popolare si aggrega spesso anche un gruppo di sponsor/imprese locali e non che va a costituire un ulteriore supporto al Club e per l’azionista di riferimento.

Tutti tasselli che vanno a rendere più consistente e robusta la società anche in caso di difficoltà finanziarie mentre l’ente di partecipazione popolare, in accordo con le istituzioni, può essere anche un efficace soggetto utile ad aiutare il traghettamento della società verso migliori mani in tempo di difficoltà finanziarie o in caso addirittura di fallimento.

C’è quindi semplicemente, da parte del nostro Comitato, la ferma convinzione che il mondo del calcio e dello sport abbia assoluto bisogno di tornare a riconoscere l’importanza di una risorsa quale quella del suo rapporto con i tifosi, dal momento che proprio la natura “popolare” del calcio, ad esempio, ne fa un contesto molto ambito da imprese e addirittura nazioni come ben insegnano gli esempi che si sono succeduti di Usa, Russia, Cina, Qatar e Arabia Saudita.

Questo accade in quanto il calcio può portare vantaggi non solo in termini economici ma addirittura socio-politici, dal momento che come dice sempre Marco Bellinazzo, è oggettivamente una delle poche cose al mondo che riesce a cambiare l’umore delle persone.

Per tutto questo in Italia occorre assolutamente reintrodurre un elemento fondamentale in questo mondo: una partecipazione popolare costruttiva, cosciente e responsabilizzata.

E la via è ben indicata dalla proposta qui in discussione.

In considerazione di tutto quanto detto e per il bene del popolo degli appassionati di calcio e di sport e non da ultimo per quello delle stesse società sportive, professionistiche e non, si auspica quindi che questa proposta diventi presto legge con un supporto quanto mai allargato come a nostro giudizio merita. Se vogliamo, possiamo!

Il Comitato “Nelle origini il futuro”

Massimiliano Romiti

MEMORIA SCRITTA SU PROGETTO DI LEGGE A.C. 836 MOLINARI

Se vogliamo, possiamo!

E’ questa l’esortazione che il comitato “Nelle origini il futuro”, o NOIF, idealmente da sempre rivolge a tutti i tifosi che sentano l’urgenza di indicare una nuova direzione ad un sistema italiano che, soprattutto nel calcio, sta perdendo progressivamente, con il passare degli anni, il legame con il proprio territorio e con la propria gente e così, insieme, anche una risorsa fondamentale per affrontare le grandi sfide, sportive ma anche economiche, che il moderno sport-business richiede ai suoi protagonisti.

Ed è questa l’esortazione che viene rivolta nuovamente oggi anche ai deputati di questa commissione ed ai parlamentari italiani tutti, molti dei quali, siamo certi, siano appassionati di calcio e di sport.

Tutti insieme si può infatti davvero cambiare qualcosa.

Il nostro comitato si compone di varie realtà che da anni promuovono la cultura della partecipazione nel calcio in quanto formate da appassionati di vari Club calcistici: Associazione ToroMio, Associazione MyRoma, Associazione Piccoli Azionisti Milan, Associazione Milanisti 1899, Parma Partecipazioni Calcistiche Spa, Cooperativa Modena Sport Club, APS Ideale Grigio, Fondazione Torres, Associazione Cosenza nel cuore, Associazione Amici del Rimini, Leones Italianos dell’Athletic Club di Bilbao, Unione Club Granata e da ultimo il Gruppo Sportivo Montespaccato di Roma recentemente distintasi per il suo progetto partecipativo.

Siamo anche entrati in contatto in questi anni con altre realtà interessate ai nostri temi quali Interspac, Noi siamo Acireale e Livorno Popolare, nonchè con Supporters in campo e Pistoia Basket, neopromossa in A1. La denominazione del Comitato “Nelle origini il futuro” o NOIF esprime l’indicazione stessa che si vuole fornire: il guardare all’origine popolare e associazionistica dello sport come rimedio ad una situazione attuale di grave scollamento tra le società sportive e la propria base sociale, evidente soprattutto a livello di sport professionistico.

E’ veramente significativo il nostro contributo fornito a questa proposta di legge, il cui impianto è nato a Torino a fine 2017, pochi mesi prima della nascita del nostro Comitato che si è formato proprio attorno ai suoi contenuti.

Oggi tale proposta è qui in esame grazie all’iniziativa dell’onorevole Riccardo Molinari il quale ha deciso così di portare avanti una particolare attenzione al tema che la Lega ha sempre mostrato di avere fin dal 2014 allorchè, probabilmente quale primo partito politico a farlo, pose il problema della modifica della l. 91/1981 all’attenzione dei parlamentari.

Bisogna sottolineare che proprio dallo studio di tale prima proposta, circa la quale le Associazioni ToroMio e MyRoma furono già anni fa chiamate in audizione, è nato poi il desiderio di far sì che questa potesse diventare sempre più concreta ed efficace a livello di contenuti.

Nella passata legislatura, sotto il governo gialloverde e grazie al forte interessamento degli all’epoca sottosegretari Giorgetti e Valente, ci è stato permesso di fornire il nostro apporto proprio con riferimento alla formulazione dell’art. 1 comma 1 lettera N della legge 8/8/2019 n. 86, ultimo atto di quel governo, che di fatto resta il testo giuridico che ha riconosciuto per la prima volta, nel nostro ordinamento, il valore della partecipazione popolare in ambito sportivo.

Non possiamo quindi che commentare positivamente l’apertura di questo nuovo iter che si auspica, questa volta, vada a concludersi con la promulgazione di un testo che a nostro giudizio sarebbe di grande aiuto al mondo del calcio e dello sport che non ha mai avuto così tanto bisogno di riallacciare un rapporto con la sua gente.

E’ ora, quindi, di far fare un ulteriore e decisivo passo avanti a questa nuova (per l’Italia) concezione di essere sostenitori del proprio Club attraverso un testo legislativo vero e proprio in materia. Occorre indicare una nuova direzione dopo che la L. 91/1981 ne indicò una sbagliata, perlomeno con riferimento al rapporto tra sport e tifosi.

Di questa proposta di legge ci piace quindi anzitutto l’intendimento di ricollegare effettivamente (e non solo affettivamente) la gente appassionata di sport alla propria società sportiva di riferimento. Solo con il raggiungimento di questo ambizioso scopo sarebbe restituita allo sport una maggiore efficacia in funzioni da sempre ad esso proprie ma oggi sminuite da un contesto sfavorevole.

E qui parliamo della funzione sociale, della funzione educativa e della stessa funzione sanitaria che automaticamente lo sport esercita, se gli si dà adeguato spazio a livello di attività di base, aspetto che, a nostro giudizio, quanto promuove la proposta di legge potrebbe favorire. Questi temi sono anche stati recentemente oggetto di forte attenzione, in collegamento con i lavori parlamentari per l’introduzione dello sport nella nostra carta costituzionale.

Dopo decine di anni percorsi in direzione contraria verso una identificazione tra lo sport professionistico e lo show business, occorre agevolare un cambiamento culturale.

E la legge notoriamente serve anche e soprattutto ad indicare appunto nuove direzioni.

La diretta esperienza riscontrabile in altri paesi esteri, che sopravanzano grandemente l’Italia in questo ambito, insegna che i sistemi fondati sul collegamento tra società sportiva e società civile producono ottimi risultati, sia sul piano della sicurezza che del contenimento dei fenomeni di infiltrazione criminale e non da ultimo, sul piano direttamente economico, grazie alla maggior raccolta di risorse dal territorio, dagli sponsor e dal merchandising che procura, in modo naturale, il nesso con la comunità locale.

Tale collegamento tra il Club e la propria società sportiva si può realizzare attraverso un recupero della componente associazionistica tra appassionati, aspetto che è stato totalmente trascurata dalla legge 91/1981 in poi in Italia. Circa 40 anni fa ormai, allorchè si è deciso di trasformare tutte le società sportive professionistiche in società di capitali, non si è pensato di salvaguardare in qualche modo, proprio all’interno delle più significative realtà nazionali sportive quali sono le compagini di serie A, il patrimonio associativo e comunitario che era ed è parte integrante del fenomeno sportivo nel suo insieme.

E’ stato un errore fondamentale al quale, con l’approvazione di questa legge, il Parlamento può porre rimedio, tornando a incentivare la costituzione di grandi e numerosi enti (Associazioni e non solo) formati dagli appassionati di sport.

Enti che sono così presenti all’estero ma che purtroppo risultano clamorosamente assenti in Italia. Società sportiva assoggettata a partecipazione popolare ed ente di partecipazione popolare costituiscono infatti il binomio chiave che la normativa in esame intende sviluppare.

Per fare in modo che questo binomio possa diffondersi e svolgere la sua positiva funzione consideriamo come punti cardine della proposta di legge i seguenti tre.

In primo luogo si è voluto, in maniera apprezzabile, evitare di imporre obblighi di qualunque genere, ed in particolare di costringere gli attuali titolari a cedere la maggioranza delle azioni da loro detenute nelle società sportive: in tal caso, infatti, si sarebbe realizzato un intervento di tipo espropriativo, non sempre consentito dalla Costituzione e comunque, nei casi in cui è possibile, necessariamente accompagnato da un indennizzo a favore degli espropriati.

In luogo di ciò, i promotori della legge hanno scelto di promuovere il modello di società sportiva partecipata mediante la concessione di incentivi, tali da invogliare le compagini esistenti ad applicare questo modello.

Al riguardo, tenuto conto del fatto che la giurisprudenza dell'Unione Europea ha condannato come contraria ai principi comunitari la diretta concessione di incentivi fiscali alle società partecipate, si è preferito configurare le agevolazioni in un ambito riguardante la costruzione o ristrutturazione di impianti sportivi, ambito questo comunque importantissimo.

Sarà magari possibile anche individuare incentivi ancora più adeguati rispetto a quelli proposti da questo progetto di legge.

Si vuole però già esprimere il meditato giudizio che la concessione di incentivi sia, in concreto, la via meglio percorribile, sul piano legale, per promuovere la diffusione di società sportive partecipate. In secondo luogo, si è preferito, ed anche questo è apprezzabile a livello di metodo, non introdurre figure societarie nuove, attualmente sconosciute in Italia: la normativa societaria è infatti sottoposta a numerosi vincoli imposti dall'Unione Europea e la creazione di forme organizzative d iverse da quelle esistenti avrebbe dovuto essere vagliata alla luce del diritto comunitario, oltre che dei principi generali del diritto interno.

Il progetto di legge ha quindi previsto che gli incentivi sportivi vengano riconosciuti a quelle società, rientranti nella tipologia già regolata dal codice civile, che in concreto e di fatto abbiano determinati requisiti, e precisamente i requisiti in presenza dei quali si può parlare di una partecipazione dei sostenitori al capitale e/o all'amministrazione della società sportiva.

In terzo luogo, per giustificare la concessione degli incentivi alla luce dei valori espressi nella Costituzione, è nuovamente apprezzabile che la proposta di legge preveda che la partecipazione dei sostenitori debba avvenire tramite la creazione di strutture no profit, sottoposte a controllo pubblico, cioè mediante enti privi di scopo di lucro, che non diano luogo a distribuzione di denaro né di altri vantaggi ai partecipanti, ai dirigenti e ai dipendenti degli stessi.

Sono questi gli “enti di partecipazione popolare” che come si può vedere dalla stessa composizione del nostro comitato possono assumere le forme più varie, sino a quella dell’Azienda di promozione sociale, Ente di terzo settore, come testimoniato dall’iscrizione al RUNZ Regione Piemonte di Ideale Grigio di Alessandria. La comunità sportiva in tali enti acquista finalmente adeguata consistenza.

Sta bene al NOIF poi che la proposta di legge tragga poi di fatto ispirazione dal noto “modello tedesco” (in una forma concretamente attuabile in Italia) le cui statistiche dicono che da 15 anni produce la crescita costante della Bundesliga sotto ogni punto di vista, economico e partecipativo, che produce straordinari frutti anche e soprattutto a livello di promozione locale dello sport di base e dal quale ha tratto, da ultimo, concreto spunto anche il binomio Parma/Parma Partecipazioni Calcistiche, così come, per ovvie ragioni culturali anche il SudTirol, esperienze queste entrambe già protagoniste in serie B. Anche nel basket i risultati delle squadre partecipate sono incoraggianti ed il Pistoia Basket quest’anno, dopo avere abbracciato un modello partecipativo, è stata promosso in serie A1.

Bisogna stimolare quindi una grande trasformazione. Agli art. 4 n. 1 lett. b) e in fondo al successivo art. 6 della proposta di legge sono collocate disposizioni che, per così dire, aprono lo sguardo ad un mondo che ci piacerebbe che prima o dopo si realizzasse qui da noi in Italia. Ivi si può leggere infatti di reinvestimenti indirizzati anche a “discipline sportive differenti rispetto a quella originaria o prevalente” ovvero di “strutture polisportive o comunque idonee a consentire la pratica di altre discipline sportive...”.

La partecipazione popolare spesso nel mondo si esprime attraverso una società polisportiva.

Bayern Monaco, Barcellona, Benfica, River Plate sono solo alcuni nomi ma se ne potrebbero fare innumerevoli altri.

Piacerebbe davvero che, una volta divenuta legge la proposta in discussione, questa servisse anche ad aprire gli occhi alle realtà italiane che non hanno mai inteso preoccuparsi di sviluppare ambienti sportivi polivalenti che invece all’estero è facile vedere e che non si capisce proprio come invece, da noi in Italia, non fioriscano. Dal punto di vista del dato letterale del testo nulla abbiamo da dire.

Osserviamo solo che in un ambito di rifinitura l’art. 2 n. 1 lett. b forse potrebbe essere corretto eliminando i due articoli “le” che affiancano le parole azioni o quote alla seconda riga e sostituendo il verbo “sono” con “siano” prima di intestate. La seconda parte della lettera b) poi, dedicata all’emissione di azioni “speciali”, sembra condizionata al mantenimento in capo all’ente di partecipazione popolare di una maggioranza assoluta dei voti e il che non appare armonico con quanto stabilito al seguente n. 2.

In conclusione è facile osservare che 40 anni fa, con la generale trasformazione delle società sportive professionistiche in società di capitali, si è espulsa dal sistema la comunità sportiva degli appassionati, privandola da allora di quella doverosa considerazione che le spetterebbe a pieno titolo.

E i risultati, spero sia un dato facilmente riconoscibile per tutti, sono stati pessimi.

Stadi con una frequenza di molto inferiore alla media europea, bilanci costantemente in rosso accompagnati da continui fallimenti e costanti incertezze sulle iscrizioni ai campionati, perdita di valore dei diritti televisivi, appassionati sempre più lontani e disamorati da un contesto che non custodisce più i valori, sportivi e non solo, della base sociale.

Settori professionistici e giovanili ormai totale preda dei procuratori, con grande difficoltà per i ragazzi italiani ad emergere.

Oggi occorre quindi “invertire la rotta” intrapresa allorché si è rimesso il fenomeno sportivo nelle sole mani dell’imprenditoria.

Questa rimane certo una componente assolutamente essenziale della società sportiva, in particolare professionistica, ma non può certo dirsi l’unica di un contesto che non è semplicemente omologabile ad una generica realtà produttiva, ma consta essere assai più complesso e composito, dati gli evidenti e rilevantissimi riflessi sociali che le sono propri e la inestimabile tradizione popolare che porta con sè.

Occorre favorire un nuovo soggetto rappresentativo che reintroduca e porti avanti nel sistema sportivo valori che risultano oggi letteralmente sommersi da logiche esclusivamente economiche. Ma che sia anche in grado di supportare economicamente una realtà sportiva che si trovi in difficoltà.

Il sistema calcio ma anche sportivo in genere, infatti, deve tornare a giovarsi di una risorsa, quella del rapporto con la sua gente, che è stata messa da parte per troppo tempo ma di cui oggi, sul piano economico certo, ma certo non solo economico, non si può più davvero fare a meno.

Si tratta di rimettere al centro, almeno un poco, la gente dello sport, concetto che ha tra l’altro il grande pregio di abbracciare tutti e non tagliare fuori nessuno in un mondo che ha sempre più bisogno di inclusività costruttiva.

Favorire l’aggregazione dei tifosi di ogni piazza in un soggetto numeroso, realmente rappresentativo e positivo che si muova secondo logiche democratiche e no profit e che entri in rapporto e dialogo con la componente imprenditoriale del calcio e dello sport per supportarsi reciprocamente e positivamente può dirsi il vero obiettivo che si auspica sia raggiunto anche attraverso la proposta di legge in esame. Questo infatti manca in Italia, questo bisogna costruire.

E per questo è nato il Noif che, nel corso del 2022, grazie ai contenuti culturali che da sempre esprime, è stato anche menzionato in due interessanti pubblicazioni tematiche.

Il primo testo è quello del giornalista del Il Sole 24 Ore e scrittore Marco Bellinazzo, dal titolo “Le nuove guerre del calcio” che, a pagg. 292-294 del suo libro, recente finalista al Bancarella Sport, e quale massimo esperto di calcio business in Italia ed in senso assolutamente positivo riferisce, oltre a riconoscere l’importante apporto nella passata legislatura, quanto segue “In particolare l’iniziativa legislativa del Noif intende riconoscere un autentico diritto di esistere e operare non solo a chi considera la manifestazione sportiva alla stregua di una merce, il sostenitore di un cliente/consumatore e l’insieme della tifoseria un mero bacino di utenza ma anche a compagini che inseriscono lo spettacolo agonistico nell’ambito di un’esperienza culturale, formativa, di crescita e di inclusione; che danno agli appassionati un ruolo attivo e insieme li responsabilizzano contribuendo alla loro educazione, sportiva e non; che fanno dunque della tifoseria una comunità viva e solidale, arricchita e affratellata dalla condivisione di valori, passioni e comportamenti , di storia, tradizioni locali e di orgoglio, senso di identità e di appartenenza”.

Più sinteticamente poi, lo scrittore e regista Paolo Quaregna, nel suo libro “Granata, Rosso e Verde. Torino, Manchester United e Chapecoense, il filo del Destino” a pag. 210 dirà ancora “NOIF è un acronimo: Nelle Origini Il Futuro (“casualmennte” identico alla già citate Norme Organizzative Interne della Federazione Gioco Calcio).

E’ un movimento che si sta sviluppando in Italia e che tende a difendere questa visione delle società di calcio come bene comune”.

I concetti espressi dai due autori qui citati e riferiti al Noif sono un patrimonio culturale che non può essere considerato esclusivamente di una parte politica. Recentemente circa la riforma dell’art. 33 della Costituzione nel senso di introdurvi il valore dello sport e intorno alla legge sulla pirateria in ambito sportivo si è potuto registrare un consenso allargato che non si può che auspicare si ripeta anche intorno a questa proposta.

Non c’è l’ingenuità di pensare che il mondo del calcio e dello sport possa tornare indietro ai tempi pioneristici. La stessa proposta di legge suggerisce un modello facoltativo e “leggero” sulla base di concrete esperienze italiane quali Parma Partecipazioni Calcistiche a Parma, SudTirol a Bolzano, Orgoglio Amaranto ad Arezzo dove la partnership tra Club e partecipazione popolare nasce inizialmente con una minima partecipazione che comunque ristabilisce una “alleanza” necessaria e fruttuosa verso la quale si vorrebbe stabilire un riconoscimento ufficiale di apprezzamento a livello legislativo e istituzionale.

L’esperienza dice poi che attorno all’ente di partecipazione popolare si aggrega spesso anche un gruppo di sponsor/imprese locali e non che va a costituire un ulteriore supporto al Club e per l’azionista di riferimento.

Tutti tasselli che vanno a rendere più consistente e robusta la società anche in caso di difficoltà finanziarie mentre l’ente di partecipazione popolare, in accordo con le istituzioni, può essere anche un efficace soggetto utile ad aiutare il traghettamento della società verso migliori mani in tempo di difficoltà finanziarie o in caso addirittura di fallimento.

C’è quindi semplicemente, da parte del nostro Comitato, la ferma convinzione che il mondo del calcio e dello sport abbia assoluto bisogno di tornare a riconoscere l’importanza di una risorsa quale quella del suo rapporto con i tifosi, dal momento che proprio la natura “popolare” del calcio, ad esempio, ne fa un contesto molto ambito da imprese e addirittura nazioni come ben insegnano gli esempi che si sono succeduti di Usa, Russia, Cina, Qatar e Arabia Saudita.

Questo accade in quanto il calcio può portare vantaggi non solo in termini economici ma addirittura socio-politici, dal momento che come dice sempre Marco Bellinazzo, è oggettivamente una delle poche cose al mondo che riesce a cambiare l’umore delle persone.

Per tutto questo in Italia occorre assolutamente reintrodurre un elemento fondamentale in questo mondo: una partecipazione popolare costruttiva, cosciente e responsabilizzata.

E la via è ben indicata dalla proposta qui in discussione.

In considerazione di tutto quanto detto e per il bene del popolo degli appassionati di calcio e di sport e non da ultimo per quello delle stesse società sportive, professionistiche e non, si auspica quindi che questa proposta diventi presto legge con un supporto quanto mai allargato come a nostro giudizio merita. Se vogliamo, possiamo!

Il Comitato “Nelle origini il futuro”

Massimiliano Romiti

MEMORIA SCRITTA SU PROGETTO DI LEGGE A.C. 836 MOLINARI

“E ho dovuto ammettere a me stesso che il calcio non potrà essere mai assimilato a un’industria, a un apparato economico. Perché il calcio vibra di pulsioni che non possono essere omologate.

Non definirei però la mia conversione come una resa a un "socialismo romantico, quanto piuttosto come una riabilitazione, dal neoliberismo a una forma di concezione neokeynesiana della football industry.

Non credo cioè che il calcio possa prescindere dell'economia, non credo che si possa - né che si debba - tornare a un mecenatismo "compassionevole". Credo ancora che i club debbano evolversi in aziende, essere autonomi, attenti ai bilanci e pronti ad abbracciare i cambiamenti tecnologici.

Ma sono andato persuadendomi che senza nuovi modelli di partecipazione delle tifoserie, senza nuove regole (si, regole) che consentano di immettere l'energia e l'entusiasmo dei tifosi dentro i gangli di queste aziende, il calcio morirà. Perlomeno il calcio popolare, identitario e sentimentale del XX secolo.

Ecco, non sono diventato un retrogrado amish che rifiuta il contemporaneo o un apostolo del solidarismo a tutti i costi.

Ma ritengo che non sia conveniente, neppure economicamente, tramutare i supporter in meri clienti/consumatori e le società di calcio in enti erogatori di servizi. I club di calcio (o di basket o di cricket) sono organismi che devono vivere all'interno delle comunità, più o meno estese, che essi rappresentano con i propri valori e la propria storia.”.

Marco Bellinazzo_Le nuove Guerre del calcio_2022

I concetti brillantemente esposti in poche righe nella sua ultima opera da parte dello scrittore giornalista (di sport e finanza…) Marco Bellinazzo possono rappresentare perfettamente le idee poste alla base di un progetto di gestione delle società sportive (professioniste e non) sostenibile e condiviso.

Sono Luigi Gastini, dottore commercialista in Alessandria, al momento anche consigliere dell’ordine professionale di Alessandria, e da oltre 20 anni mi occupo di terzo settore (consulente del Centro servizi per il volontariato delle province di Asti e Alessandria).

La presente audizione trova la sua giustificazione sia dalle precitate competenze professionali che, soprattutto, da un’appassionante esperienza vissuta sul campo in ambito sportivo ed associativo in qualità di legale rappresentante di Ideale Grigio, associazione di tifosi dell’Alessandria Calcio nata nel 2021.

Il mix di competenze professionali e passione per il calcio e il mondo associativo hanno fatto sì che si andasse a trasformare una semplice associazioni di tifosi in una associazione di promozione sociale (e sportiva), iscritta al RUNTS (Registro Unico Nazionale del Terzo Settore), che intende perseguire più ampie e ambiziose finalità sociali: - promozione dell’attività sportiva e dei suoi valori positivi - promozione delle squadre del territorio alessandrino - promozione e realizzazione della partecipazione popolare dei tifosi nelle società sportive.

Nell’approfondire le tematiche relative alla concreta e attuale possibilità di realizzare la partecipazione popolare dei tifosi nelle società sportive mi sono imbattuto nella proposta di Legge redatta nel lontano 2017 dal Comitato N.O.I.F. (Nelle Origini Il Futuro) e nel brillante pool di professionisti e appassionati sportivi di cui si compone.

Fin dai primi confronti professionali è nata una grande sintonia e unità di intenti che ha portato in pochissimo tempo all’ingresso di Ideale Grigio nel Comitato N.O.I.F.

In data 04/03/2023 è stato organizzato un importante convegno tecnico in Alessandria, promosso da N.O.I.F. e IDEALE GRIGIO e con il supporto e sostegno del Centro Servizi del Volontariato di Asti – Alessandria e dell’Ordine dei Dottori Commercialisti di Alessandria, sul tema “ETS, ASSOCIAZIONISMO E PARTECIPAZIONE POPOLARE NELLE SOCIETA’ SPORTIVE PROFESSIONISTICHE”.

Tra i relatori, oltre a professionisti locali e componenti del N.O.I.F. che hanno presentato la proposta di legge e le esperienze sul campo delle varie associazioni di tifosi, sono intervenuti gli onorevoli Riccardo Molinari e Mauro Berruto, il sindaco di Alessandria Giorgio Abonante e il giornalista del sole 24ore Marco Bellinazzo.

Da tutti gli interventi si è avuto l’esplicita conferma del valore sociale della partecipazione e del concetto che le squadre sportive professionistiche siano pertanto da considerare un "bene comune" in mani private.

Durante il convegno l'onorevole alessandrino Riccardo Molinari ha annunciato di aver depositato la proposta di legge sugli enti di partecipazione popolare nelle società sportive professionistiche (basata sulla proposta del Comitato N.O.I.F.) che all’art. 1 (Finalità e principi) prevede come principio ispiratore: "In coerenza con i valori tutelati ... della Costituzione, la presente legge prevede misure volte a promuovere, sostenere e favorire la partecipazione, diretta o indiretta, alla proprietà del capitale sociale e alla gestione delle società sportive da parte dei sostenitori delle stesse, quale forma di coesione e aggregazione sociale, fattore di crescita individuale e collettiva e occasione per la formazione e diffusione di una cultura sportiva autentica e rispettosa dei principi di legalità.

"Il comma 2 del medesimo art. 1 precisa che le forme di partecipazione popolare alla titolarità di azioni e quote delle società sportive costituiscono strumento idoneo al perseguimento delle finalità di cui al precedente comma.

È in tale articolo che si statuisce, e conferma…, l’indiscutibile valore sociale della partecipazione dei tifosi alla proprietà e alla gestione delle società sportive, in quanto la medesima rappresenta uno strumento idoneo al raggiungimento delle finalità sociali di coesione e aggregazione sociale, fattore di crescita individuale e collettiva e occasione per la formazione e diffusione di una cultura sportiva autentica e rispettosa dei principi di legalità.

Pertanto, non solo lo sport “attivo” e la pratica sportiva rappresentano un indiscutibile valore sociale ma anche la mera “pratica passiva” attraverso la partecipazione dei tifosi alla vita del loro club assume la medesima valenza sociale.

Ed è proprio da tale principio fondante che è nata la consapevolezza dell’assoluta bontà e valenza sociale di un progetto basato sulla promozione di entrambi le componenti: la promozione dell’attività sportiva di base e della partecipazione popolare dei tifosi nelle società sportive professionistiche di riferimento.

Tale progetto, sulla base del modello partecipativo tedesco, si inserisce in una più ampia attività di promozione sociale e sportiva dilettantistica di base che IDEALE GRIGIO intende svolgere su tutto il territorio alessandrino, ambendo così a diventare una polisportiva che, attraverso la partecipazione ad enti sportivi esistenti, possa sostenere l’attività sportiva di base con particolare attenzione ai vivai e ai settori giovanili delle varie discipline sportive che potranno pertanto fungere da naturale e fondamentale "serbatoio" per le relative squadre professionistiche.

Il nostro progetto per la stagione 2023/24 prevede il sostegno e la promozione di tre entità sportive già esistenti sul territorio alessandrino: - Il settore giovanile dell’Alessandria Calcio - ACF – Alessandria calcio femminile - Virtus Pallavolo Alessandria (settore giovanile prevalentemente femminile)

Parallelamente l’associazione potrà ambire ad entrare nel capitale sociale delle società sportive professionistiche permettendo pertanto ai propri associati/tifosi di “acquisire indirettamente” la qualifica di soci.

La partecipazione attiva dei tifosi, e conseguentemente del relativo tessuto economico locale, al capitale sociale delle società professionistica permetterebbe anche di salvaguardare l'identità e il legame del club col proprio territorio e di stabilizzarne l'assetto proprietario nel tempo.

Illuminante, su tale punto, quanto affermato da Michel Platini, allora presidente Uefa, al quotidiano inglese The Guardian già nel lontano 2010: "Mi piace l'idea che i tifosi investano nel proprio club perché in un certo senso ne difendono l'identità.

Ci sono club in cui il presidente, l'allenatore o i giocatori non appartengono a quella nazione. L'unica identità rimasta è rappresentata dai tifosi” Confermato il valore sociale della partecipazione e, pertanto, delle finalità della presente proposta di legge, appare utile soffermarsi anche sull’articolo 3 della PDL e quindi sulle forme giuridiche che possono assumere gli enti di partecipazione popolare sportiva.

Tra le forme indicate ci preme evidenziare la centralità che può rivestire il mondo dell’associazionismo e in particolar modo il mondo del terzo settore.

Infatti gli espliciti richiami a previsioni statutarie del Codice del Terzo Settore (D.Lgs. 117/2017) non fanno che confermare l’assoluta rilevanza di tali Enti quali possibile forma giuridica da adottare per gli enti di partecipazione.

Le procedure di ammissione e il carattere aperto delle associazioni, la democraticità e la trasparenza, l’obbligo di impiegare gli utili e gli avanzi di gestione per la realizzazione delle attività istituzionali, il divieto di distribuzione, anche indiretta, di utili appaiono infatti principi cardine di tutti gli enti del terzo settore.

Laddove invece la PDL indichi previsioni statutarie in possibile contrasto con la normativa del terzo settore (ad esempio al comma 1, let a n. 2 in tema di deleghe del diritto di voto) agli scriventi appare opportuno che tali previsioni vengano allineate con quanto previsto dal Codice del Terzo Settore.

Questo allineamento normativo appare infatti necessario anche per permettere l’applicazione agli enti di partecipazione popolare delle agevolazioni, anche fiscali, previste a favore degli enti del terzo settore, così come previsto dal comma 2 dell’art. 3.

La possibilità di adottare la forma giuridica di un ETS per un ente che abbia tra le proprie finalità la partecipazione popolare nelle società sportive professionistiche è stata di fatto avallata dal Registro Unico del Terzo Settore della regione Piemonte che ha provveduto ad iscrivere IDEALE GRIGIO nella sezione speciale delle APS a seguito di modifica statutaria che prevedeva espressamente tra le finalità dell’ente: “promuovere, sostenere, favorire la diffusione della partecipazione popolare dei tifosi nelle società sportive in generale, e realizzarla nelle squadre professionistiche o dilettantistiche con sede nel territorio alessandrino, con primario interesse nella squadra dell’Alessandria Calcio (ora U.S. Alessandria Calcio 1912 SRL), attraverso la partecipazione, diretta o indiretta, alla proprietà, anche maggioritaria, del capitale sociale ed alla gestione delle compagini sportive da parte dei sostenitori delle stesse, quale forma di coesione ed aggregazione sociale, fattore di crescita individuale e collettiva ed occasione per la formazione e diffusione di una cultura sportiva autentica e rispettosa dei principi di legalità;” e tra le attività: “qualsivoglia concreta attività che favorisca il raggiungimento delle finalità sociali ivi inclusa l’assunzione della partecipazione, diretta o indiretta e anche maggioritaria, alla proprietà del capitale sociale ed alla gestione della squadra dell’Alessandria calcio (ora U.S. Alessandria Calcio 1912 SRL) e/o di altre squadre, professionistiche o dilettantistiche del territorio alessandrino;”

Pertanto la promozione e la realizzazione della partecipazione popolare è stata considerata da Regione Piemonte un’attività a forte valenza sociale e meritevole di rientrare tra le attività di interesse generale esercitabili dagli Ets ex art. 5 D.Lgs. 117/2017.

Infine appare assolutamente condivisibile e conforme alle finalità sociali della norma il regime delle agevolazioni previste per le società sportive a partecipazione popolare e per gli enti di partecipazione popolare di cui agli artt. 5 e 6 della PDL.

Il redattore ha individuato due fattori che rappresentano gli elementi caratterizzanti ed essenziali di un club sportivo e del relativo intrinseco legame col territorio di riferimento: il titolo sportivo e le relative strutture dove viene svolta l’attività stessa.

La previsione di cui all’art. 5 di dare preferenza, a parità di condizioni, ad una società sportiva a partecipazione popolare in caso di perdita del titolo sportivo a seguito di liquidazione giudiziale o per altre cause previste dall’ordinamento, rappresenta e dimostra la massima considerazione del redattore nei confronti della partecipazione popolare e degli attori coinvolti.

Infatti è indubbio come il titolo sportivo rappresenti non solo il presupposto stesso per lo svolgimento della propria attività bensì sia da considerare come un fondamentale asset immateriale di una società sportiva.

Il titolo sportivo, infatti, non è solo una mera “licenza” a svolgere l’attività sportiva ma viene identificato come la storia e l’anima stessa di un club e dei propri tifosi.

Speculari considerazioni per quanto previsto dall’art. 6 in tema di gestione delle strutture sportive. Su tale punto è assolutamente apprezzabile il possibile coinvolgimento dell’ente di partecipazione popolare quale potenziale gestore degli impianti sportivi.

Tale attribuzione conferma ancora una volta la finalità sociale della partecipazione popolare e la valenza sociale di tali enti.

È indubbio che l’impianto sportivo in cui si svolge l’attività non può che rappresentare un “tempio sacro” per il club stesso, i suoi tifosi e l’intera cittadinanza.

Su tale ultima considerazione vogliamo ricordare un momento che rappresenta sicuramente un simbolo di rinascita per la nostra città e che riassume perfettamente l’importanza e la “sacralità” dello stadio e dell’aggregazione dei tifosi: Il 22 gennaio 1995, il “Mocca” riaprì i cancelli dopo la tragica alluvione di novembre, per Alessandria-Spal.

Lo scrittore piemontese Alessandro Baricco la descrisse così: “Un’alluvione finisce anche così, con ventidue giocatori in braghette corte che entrano in campo. E undici hanno la maglia grigia. E il campo si chiama Moccagatta. E quel che c’è intorno si chiama Alessandria”. Tutti in piedi ad applaudire. All’inizio e alla fine.

I Grigi la vinsero quella sfida: 3-1, in rimonta. Sul campo, come fuori! In considerazione di tutto quanto detto e per il bene del popolo degli appassionati di calcio e di sport e non da ultimo per quello delle stesse società sportive, professionistiche e non, si auspica quindi che questa proposta diventi presto legge con un supporto quanto mai allargato come a nostro giudizio merita

13/09/2023

IDEALE GRIGIO

Luigi Gastini

MEMORIA SCRITTA SU PROGETTO DI LEGGE A.C. 836 MOLINARI

Illustrissimi Componenti della Camera dei Deputati,

in ragione del mio intervento mi pregio di esporre qui di seguito alcune considerazioni che fanno parte della mia esposizione odierna.

La Proposta di Legge n. 836, presentata in data 30.01.2023, costituisce un importante punto di partenza per poter regolamentare il ruolo dei tifosi nell’ambito della economia di un club sportivo.

Per analizzare la struttura normativa in esame è preliminare, tuttavia, comprendere quale sia stato, e come si sia evoluto, il ruolo dei tifosi nell’ambito della vita di una qualsiasi società sportiva.

Il tifoso, storicamente ed originariamente, è stato, ed è allo stato attuale, il “cliente” principale di ogni sodalizio sportivo, ma la veste del medesimo, negli anni, è profondamente cambiata.

Il tifoso vive di passione.

Lo sport è quell’attività che, sin dalle origini dei Giochi Olimpici dell’Antica Grecia, ha esaltato la prestazione fisica che, nel raggiungimento della sua massima espressione, riesce ad attirare l’attenzione degli spettatori che vengono coinvolti emotivamente e, quindi, attratti dallo spettacolo sportivo.

L’assioma “tifoso - spettatore” è stato costante per molto tempo, fino a quando il tifoso da spettatore si è trasformato in “socio” del sodalizio sportivo al fine, non solo di assistere alle imprese del club di riferimento, ma anche per partecipare alla vita sociale del medesimo.

Sul punto abbiamo studiato modelli di partecipazione popolare sia di matrice spagnola, dove le elezioni del Presidente di clubs come Barcellona o Real Madrid hanno una rilevanza mediatica mondiale superiore a quelle dell’elezione del Sindaco delle rispettive città o quella del Sankt Pauli in Germania, dove i tifosi partecipano in modo attivo alla vita del sodalizio sportivo.

L’Italia storicamente è stata sempre “fredda” con riferimento a tali modelli di gestione, tuttavia, la proposta di Legge, a mio sommesso avviso, merita attenzione poiché, con riferimento alle società sportive di matrice dilettantistica e professionistica di secondo e terzo livello, l’azionariato popolare potrebbe costituire un mezzo per consentire l’ingresso di ulteriori risorse economiche nei clubs.

Mi riferisco in particolare a realtà che tradizionalmente hanno un grosso seguito di pubblico ma che, allo stesso tempo, incorrono ciclicamente in mancate iscrizioni e/o fallimenti con conseguente perdita del titolo sportivo e riassegnazione del medesimo a nuovi imprenditori che, purtroppo, nella maggior parte dei casi, non riescono a tenere il passo dei nuovi investimenti sportivi.

Accade principalmente nel calcio ma il fenomeno di cui trattasi non è sconosciuto nel basket e nella pallavolo. Il modello calcistico, tuttavia, è quello maggiormente attenzionato dai media ma il meccanismo, come già anticipato, è il medesimo in tutti gli sport.

Nel mondo del calcio, annualmente, le società debbono ottenere la “Licenza Nazionale” per poter disputare il campionato professionistico successivo ma è frequente, soprattutto, in Serie C - ma anche in Serie B – che alcune società, per svariati motivi, non ottengano la predetta “certificazione” e, necessariamente, perdono il “titolo sportivo” ovvero il diritto sportivo di disputare una determinata manifestazione.

La prima conseguenza è che tale “titolo sportivo” venga riassegnato dalla Federazione, su indicazione del Sindaco della Città di riferimento, ad altro imprenditore che, tramite l’iscrizione – verso il pagamento di una tassa cospicua alla Federazione - in una categoria dilettantistica può, sotto una ragione sociale differente, riprendere a svolgere l’attività sportiva nella città di riferimento.

Come anticipato, tuttavia, succede in questi casi che anche il nuovo imprenditore si trovi nel giro di poco tempo in difficoltà poiché la categoria dilettantistica, che per propria natura configura l’esborso di denaro in pura e semplice “spesa” e non in un “investimento”, impedisce di effettuare il cosiddetto player trading, tipico invece delle categorie professionistiche.

Ebbene, la partecipazione popolare diffusa in queste delicatissime fasi di ripresa dell’attività agonistica, ritengo possa costituire un mezzo efficace sia per garantire un costante sostegno economico all’imprenditore che un modo per salvaguardare la tradizione storica del Club.

E, infatti, penso che il modello di partecipazione della fanbase alla vita del club sportivo possa costituire un aspetto positivo per lo sport italiano, tuttavia, allo stesso tempo, corre l’obbligo di sottolineare come il viatico migliore per favorire tale tipo di partecipazione alle società sportive sia più opportuna allorquando nasca un nuovo progetto sportivo.

Con la rinascita di un percorso sportivo sarebbe possibile porre i rappresentati della tifoseria su un piano differente - maggiormente egualitario - rispetto al caso di ingresso dei medesimi nell’ambito di una struttura già organizzata e stabile. Sotto questo punto di vista debbo evidenziare come l’art. 5 della proposta di legge sia da considerare in modo molto positivo proprio con riferimento a quelle realtà che, pur rappresentando capoluoghi di provincia, storicamente e, direi, ciclicamente, incorrono in mancate concessioni della Licenza Nazionale e/o successivamente in fallimenti.

La regolamentazione della partecipazione popolare alla vita delle società sportive costituisce una opportunità da cogliere per il sistema sportivo in genere anche in considerazione del fatto che in altre Nazioni, come in Spagna ed in Germania, tale tipologia di modello ha dato prova della propria efficacia.

È altrettanto chiaro, tuttavia, che ragioni storiche e culturali non consentono di mutuare integralmente i suddetti esempi i quali, necessariamente, debbono esser adattati al tessuto legislativo e culturale dello sport italiano.

Invero, se da un lato appare assolutamente positivo studiare modelli societari che possano consentire il maggior coinvolgimento dei tifosi, dall’altro, appare comunque necessario salvaguardare l’investimento del privato nelle categorie professionistiche di vertice dove l’attività sportiva si configura anche come attività imprenditoriale.

Certamente la positività della iniziativa legislativa risiede nel fatto che il movimento sportivo, prima di tutto, è movimento di rilevanza socio- culturale, pertanto, la partecipazione dei tifosi alla vita societaria può esser configurato come un vero e proprio baluardo a tutela della tradizione storico-sportiva di una città.

Del pari mi preme l’obbligo di evidenziare, in questa sede, come sarebbe opportuno prevedere, nel testo della presente proposta di legge, anche una regolamentazione delle cosiddette “polisportive”, con la finalità evidente di preservare il patrimonio culturale e sportivo di realtà molto importanti dove lo sport non è rappresentato solo dal calcio ma anche dal basket e dalla pallavolo o da altri sport.

Ringraziandovi per l’opportunità di poter condividere gli aspetti sopra esposti, resto a completa disposizione.

Cordiali saluti,

Roma, 1 agosto 2023

Avv. Cesare Di Cintio

Video audizioni 19 settembre

É una pratica molto diffusa nel mondo sportivo internazionale e si può definire come una spartizione della proprietà azionaria presso il pubblico dei tifosi, che diventano investitori.

Tramite l’azionariato popolare, si ottiene un’ampia diffusione della proprietà delle quote della società, che anziché essere possedute da un numero limitato di soci, è invece in mano ad un numero il più elevato possibile di soggetti, soprattutto investitori non istituzionali.

Coinvolgendo un corposo numero di soggetti nelle sorti dell’impresa, l’azionariato popolare favorisce una maggiore stabilità politico-sociale con una distribuzione del reddito più omogenea, e consente una partecipazione ampia alle sorti della società attraverso la partecipazione di un vasto numero di soci alle assemblee societarie.

In pratica le quote delle società sportive diventano di proprietà dei tifosi, che possedendo anche una sola azione, godono di tutti i diritti e i doveri che per legge spettano al singolo socio.

I termini di 'azionariato popolare' e 'Supporters Trust' indicano associazioni o cooperative di tifosi che si organizzano formalmente per dare vita ad un soggetto giuridicamente riconosciuto che si pone come obbiettivo quello di instaurare un dialogo costruttivo con il Club di riferimento.Con la diffusione anche in Italia della struttura dei Supporters Trust, nata e sviluppata nel Regno Unito, anche le forme di azionariato popolare nostrane hanno assunto le caratteristiche tipiche della tradizione inglese.

Una delle caratteristiche basilari di un azionariato popolare o Supporters Trust è la nascita ''dal basso'', dall'iniziativa dei tifosi per differenziarsi dalle vere e proprie collette, organizzate in passato da presidenti e amministratori per ripianare i debiti dei club, che spesso rievocano pessimi ricordi ai tifosi che guardano ancora a queste nuove iniziative con aria scettica.

Le principali caratteristiche di associazioni e cooperative che si sono sviluppate sono:

  • Democratici

  • Senza scopo di lucro (no profit)

  • Di proprietà e gestiti dai tifosi

  • Focalizzati sulla comunità

  • Giuridicamente riconosciuti ed a responsabilità limitata

  • Non esclusivi

  • Responsabili, trasparenti ed aperti

  • Potenti abbastanza da influenzare e perfino aiutare la gestione dei club

  • Flessibili abbastanza da poter operare con 100, 1.000, 10.000 o più membri.

Lo scopo sociale è quello dell'acquisto di quote societarie, attraverso un'associazione o cooperativa, che, assicurata un'ampia democraticità interna, si fa portavoce degli interessi dei tifosi e:

  • svolge un ruolo di controllo su tutti gli aspetti della gestione del club, sebbene senza interferenza sugli aspetti tecnici della squadra (giocatori, allenatori, staff tecnico);

  • incoraggia il consiglio dirigente del Club a tener conto degli interessi di tutti i tifosi (sia residenti nei confini nazionali che all'estero) e della comunità locale (imprese locali, residenti, autorità ecc) quando si prendono decisioni che hanno un impatto su di loro

  • Coinvolgere attivamente e professionalmente tutte le parti interessate su temi legati al club

  • agisce come mezzo di comunicazione tra i tifosi e la dirigenza del club

  • Incentivare discussioni su tematiche rilevanti da presentare all'attenzione del club

  • Collabora con istituzioni e altri SupportersTrust su questioni come prezzi dei biglietti, orari dei match ed ogni aspetto legato al tifoso

    Tali scopi sono raggiungibili, non solo attraverso il possesso di quote societarie, quindi con un amministratore delegato all'interno del Consiglio di amministrazione, ma anche sviluppando una fitta rete di contatti con il board dirigenziale del Club.

Supporters Trust - Partecipazione popolare

Il ruolo dei tifosi

Caratteristiche

Scopi sociali

L’Unione Europea si è dimostrata un alleato prezioso in questo percorso, esprimendo il sostegno al cammino verso una governance nel calcio che coinvolgesse i tifosi.

Il Parlamento Europeo ha adottato a inizio febbraio 2012 il “Rapporto sullo sport”, che delinea la Dimensione Europea dello Sport e che comprende affermazioni dagli effetti potenzialmente rivoluzionari:

"L'Unione europea chiede agli Stati membri e agli organi di governo del calcio di promuovere attivamente il ruolo sociale e democratico dei tifosi di calcio, favorendo la creazione e lo sviluppo di fondi fiduciari in riconoscimento della loro responsabilità, gestiti dai tifosi stessi, che potrebbero partecipare alla proprietà e alla gestione delle società".

In particolare, con 2 diversi emendamenti – il 45 e il 238 – ratificati dal Parlamento Europeo il 2 Febbraio 2012 si è affermato:

  • “premesso che trasparenza e responsabilità democratica dei club sportivi possono essere migliorate grazie al coinvolgimento dei tifosi nella proprietà e nella struttura di governance dei loro club”,

  • E “raccomandiamo agli Stati Membri e agli organi di governo dello sport di stimolare il ruolo sociale e democratico dei tifosi che sostengono i principi del fair play, promuovendo il loro coinvolgimento nella proprietà e nella struttura di governance dei loro club e quali importanti stakeholder degli organi di governo dello sport.”

Unione Europea